mercoledì 5 gennaio 2011

La fuga di cervelli italiani è una perdita economica


Un'indagine di Icom (Istituto per la competitività) commissionata dalle fondazioni Lilly e Cariplo ha calcolato la perdita economica dovuta alla fuga di cervelli italiani all'estero, stimandola in circa 4 miliardi di euro nell'arco di 20 anni.
Per fare questo calcolo è stato preso in esame il valore economico dei brevetti depositati da inventori italiani o gruppi di inventori all'interno dei quali ci fossero cervelli italiani, dal 1989 ad oggi.
Un grave danno per il nostro paese quindi, i cui cervelli stimati fino a 148 milioni di euro l'uno pare sia siano riversati per 35% principalmente tra Stati Uniti, Francia e Svizzera.
Uno dei principali motivi di espatrio consiste nelle politiche di supporto alle ricerche negli altri paesi, che dispongono di finanziammenti e mezzi più adeguati rispetto ai nostri. I ricercatori italiani temono che rimanendo in Italia non potrebbero creare nulla di importante.
E' interessante però notare come dall'indagine emerga che i ricercatori rimasti in patria, nonostante meno numerosi, siano in media individualmente molto più produttivi rispetto a quelli di molti altri paesi: ci piazziamo infatti al terzo posto dopo Inghilterra a Canada, precedendo Stati Uniti, Francia, Germania e Giappone.
Se si considera quindi la ricerca come un investimento capace di produrre non solo sviluppo ma anche ricchezza, sarete concordi con lo spirito di Lifebility che si impegna per favorire l'ingresso nel mondo del lavoro di giovani italiani intelligenti, per cercare di tamponare la fuga di cervelli italiani all'estero.

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